Tratto da Arcipelago Milano
In questi giorni va di moda nei talk-show, negli articoli dei giornali nazionali, nelle assemblee di partito in streaming (unica vera grande rivoluzione del M5S), paragonare Renzi a Berlusconi. Vignette, articoli di fondo, discorsi sarcastici di ex-rottamati, si sprecano nell’intento di dimostrare che Renzi è il “figlio prediletto” di Berlusconi. Che i due hanno fatto un patto segreto perché si assomigliano tanto. Sembra che ad un tratto si sia aperto nei media una agenda setting nuova con l’obbiettivo preciso di dire agli Italiani che i due leader sono uguali e quindi se il primo ha fallito, anche il secondo è destinato al fallimento. Se il primo ha preso in giro gli Italiani, così farà o già sta facendo il secondo.
E il bello è che questa lettura, che potrebbe essere chiamata “Attenti a quei due”, viaggia in modo trasversale lungo le strade comunicative di tutti i media, sia essi connotati come di destra o di sinistra. Si sta creando una sorta di partito dalle larghissime intese in cui personaggi come Ferruccio De Bortoli, Eugenio Scalfari, Diego Della Valle, Massimo D’Alema, Pierluigi Bersani, Stefano Fassina, Beppe Grillo e tanti altri conduttori di talk show, si trovano improvvisamente, fianco a fianco, concordi e complici nella costruzione di un grande “anti-racconto renziano”, che possa convincere l’opinione pubblica dell’uguaglianza fra l’ex-leader Berlusconi e il neo-leader Renzi.
Tutto questo avviene dopo il 41 per cento realizzato dal PD nelle elezioni europee. È come se questo successo inaspettato di un partito di sinistra spaventi a tal punto l’establishment degli opinion leader, da farli scendere in campo tutti insieme al fine di rimuovere chi è stato protagonista di questo exploitelettorale. E per fare questo che cosa è meglio di una narrazione in cui l’oggetto di disvalore è la comparazione fra Matteo e Silvio?
Io invece voglio proporre una lettura contro-corrente perché ritengo che, dal punto di vista comunicativo, in particolare nella costruzione del rapporto fiduciario con gli elettori e con gli Italiani vi sia una profonda differenza fra i due. Certamente entrambi sono abili comunicatori, ma questo è l’unico punto che li accomuna.
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